mercoledì 7 novembre 2018

Recensione "La ragazza del convenience store" di Murata Sayaka

Leggere un libro dopo così tanto tempo è stato quasi emozionante. Ritrovare il brio di perdersi tra le pagine di un buon romanzo e non voler più smettere, è una cosa che purtroppo mi mancava da troppo tempo. Come forse avete immaginato, ho avuto un pesante blocco del lettore durante quest'anno; un po' dovuto dall'università, un po' dalle scelte di lettura sbagliate e un po' da me che mi ero allontanata. Per fortuna, posso dirlo, l'altro giorno ho deciso di scaricare sul mio Kindle e di leggere "La ragazza del convenience store" di Muraka Sayata.



"La ragazza del convenience store"
di Muraka Sayata


Editore: Edizioni e/o
€15,00 · 168 p.
Genere: letteratura giapponese, fiction
Trama: La trentaseienne Furukura Keiko è single e molto introversa. È sempre stata una ragazza strana, ragion per cui ha deciso di provare a conformarsi alle aspettative della società e della famiglia abbandonando gli studi per lavorare in un konbini, un piccolo convenience store giapponese aperto 24/7.
È qui che è impiegata da diciotto anni, con un contratto part-time. I suoi genitori e le poche amiche d’infanzia sono preoccupati per lei e sperano che presto o tardi possa sistemarsi e mettere su famiglia. Keiko, però, sembra incapace di adeguarsi alla norma, si è sempre comportata “in modo diverso”, per usare un eufemismo. Ed è con questo spirito anticonformista che paradossalmente affronta ogni cosa nell’universo circoscritto del konbini, al quale si consacra nella maniera più assoluta. Il suo posto nel mondo lo ha trovato proprio qui, dove tutto accade come se fosse scritto in un manuale ed è sufficiente attenersi alle regole per essere efficiente, la migliore commessa possibile. Finché non incontra Shiraha, un nuovo e strambo collega trentacinquenne in cerca di moglie, il quale è convinto che il mondo si sia fermato all’epoca preistorica…
Per Keiko potrebbe trattarsi dell’occasione per lasciare il suo amato konbini e creare finalmente una famiglia, soddisfacendo le aspettative dei suoi cari? O il mondo del konbini, con le sue precisissime regole e il suo singolare valore simbolico, avrà la meglio?



Recensione

Furukura è fin da piccola una persona incompresa, sia dagli adulti che dai coetanei che la considerano strana, fuori dalle righe, troppo impulsiva e non conforme alle norme sociali. Lei agisce di impulso, non capisce perché le persone si facciano così tanti problemi, lei vede il mondo in modo molto semplice. La società, in modo molto particolare quella giapponese, su certe cose è estremamente rigida: la vita di una persona ha delle consuetudini che vanno rispettate, come lavorare, avere dei figli e un compagn* con cui condividere le proprie giornate. Non importa quanto queste regole non scritte vadano o meno bene con il nostro ideale di vita, vanno rispettate o si viene emarginati.

Keiko subisce un forte cambiamento interiore quando comincia a capire che questo suo essere diversa mette in imbarazzo i suoi genitori, che vengono giudicati male per i suoi comportamenti, incolpati anche. Si mette in testa di non voler più sforzarsi di capire gli altri, ma di vivere una vita tranquilla, che in qualche modo possa intaccare il meno possibile quella delle persone che la circondano. Finite le superiori infatti si trova un piccolo appartamento e un lavoro: il suo lavoro al konbini. Lavorare all'interno di quel piccolo negozietto le dà gioia e una motivazione per alzarsi la mattina: l'idea dell'arrivo dei nuovi prodotti l'esalta particolarmente; la routine che si ripete la tranquillizza; non c'è niente fuori posto, dai prodotti sugli scaffali ai possibili imprevisti che sa, come perfetta commessa, gestire senza problemi.

Dopo diciotto anni di lavoro al konbini, qualcosa a un certo punto si spezza nella vita di Furukura. Quella che era la sua routine viene bruscamente interrotta dal tempo che avanza e da "lei che non si sa adeguare". I suoi amici e famigliari sono molto preoccupati perché a trentasei anni non ha ancora un uomo, un vero lavoro o mai provato interesse per nessuno di questi due; una cosa a loro avviso inspiegabile. Nessuno accetta davvero Keiko per quella che è, una personalità magari un po' stravagante, ma buona e intelligente. L'unico interesse di tutti è di vederla accompagnata, sistemata e con un lavoro da "vera adulta". Vediamo, attraverso gli occhi di Keiko, i suoi dubbi, le sue incertezze sui rapporti relazionali, sulle risposte che mai nessuno si è preso la briga di darle, ma che danno tutti per scontate. Non si trova a suo agio quando le viene fatto il terzo grado per sapere perché non ha mai avuto un uomo o sul perché, dopo tutti quegli anni, lavori ancora in quel konbini. Il konbini è l'unica salvezza che ha, un'isola felice in mezzo a Tokyo, dove non importa chi è, ma solo come lavora.

L'ho trovata una lettura magnetica. Aperto il libro non lo si può più posare. Durante le prime pagine, vediamo la vita di una persona non conforme alle regole sociali che, nonostante tutto, vive una vita che non le dispiace e ha un lavoro che ama. L'equilibro di questa vita, semplice e quotidiana, viene interrotto da un personaggio che arriva nella vita di Keiko, ma qua non c'è nessuna storia d'amore, si tratta solo di sopravvivenza e accettazione. Eppure nessuno, tra gli amici e famigliari, si rende conto che Furukura ha in realtà tutto quello che desidera, che ha già l'amore della sua vita: il suo lavoro al konbini. La sua solitudine è palpabile, pagina dopo pagina, e fa malissimo. Il modo in cui tutti la trattano, compresi colleghi ed amici, è raccapricciante, è disgustoso. Tutti le dicono che «deve guarire», ma nessuno le dice da cosa, nessuno è davvero interessato realmente a lei; le dicono che è per il suo bene, ma mentono.  Questo libro parla di accettazione, di una società che ti costringe a fare quello che vuole lei e non ciò che ti rende felice, che esclude il diverso, che lo distrugge. Ho sofferto con lei quando le persone non provano neanche a capirla, o ad accettarla, che la giudicano senza conoscere, senza sapere, solo per il gusto di farlo. "La ragazza del convenience store" va letto, va amato e va sofferto. 

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