mercoledì 23 maggio 2018

Tivù di carta: recensione seconda stagione "13 Reasons Why"

Tivù di Carta è una rubrica ideata da me, ma sicuramente ne esisteranno di molto simili, per parlarvi, consigliarvi e recensirvi le ultime stagioni delle serie tv più amate o delle nuove scoperte/uscite. Non ha una cadenza periodica.


Buon pomeriggio lettori, qualche giorno fa ho finito la seconda stagione di 13RW e ho voluto e dovuto aspettare prima di scrivere davvero cosa ne pensavo perché non lo sapevo nemmeno io. Purtroppo non tutte le ciambelle vengono col buco, ma qui più che altro si parla di una minestra vecchia e riscaldata che però non emoziona come deve. La mia recensione non contiene spoiler se non riferimenti alla prima stagione.

  Tredici / 13 Reasons Why
diretta da: vari;
puntate: 13 episodi da 50-60 minuti;
produzione: Netflix;
main-cast: Dylan Minnette (Clay Jensen), Hannah Baker (Katherine Langford), Tony Padilla (Christian Navarro), Jessica Davis (Alisha Boe), Justin Foley (Brandon Flynn), ecc.

Recensione


La prima stagione, se vi ricordate, l’ho amata pazzamente (la trovate qui). Mi aveva emozionato, strappato l’anima, raccontato parte di ciò che purtroppo accade ogni giorno. Non attendevo una seconda stagione, la prima era conclusiva, perfetta così com’era, ma quando qualcosa funziona ad Hollywood difficilmente lasciano perdere. All’interno della recensione trovare spoiler legati alla prima stagione, se non l’avete vista siete avvisati.
Non sentivo assolutamente la necessità di sapere come sarebbe andata, non aveva importanza, in parte fa dimenticare il perché delle cassette. Hannah ha registrato i motivi che l’hanno spinta al suicidio per denunciare, almeno così l’ho interpretata io, non tanto ciò che le era successo, ma ciò che era stato ignorato. Era stato ignorato il suo dolore, il suo appena accennato grido di aiuto, ma che era il massimo che era riuscita a fare, il continuo lasciar correre di chi già sapeva la verità.

In questa seconda stagione vediamo svolgersi il processo; niente di entusiasmante, niente di nuovo, l’epilogo e gli interrogatori si dimostrano molto realistici quindi non ci sono neanche questi grandi colpi di scena. I personaggi li avevamo lasciati con dei fantasmi da dover affrontare e poco a poco li vediamo combattere contro ciò che è successo ad Hannah, contro ciò che è successo anche a loro. C’è chi ha dei grandi massi da dover spostare e chi ha solamente qualche sassolino, ma che hanno lo stesso peso.

Ho trovato molto interessante il percorso di Jessica, il modo in cui “affronta ma non affronta” ciò che le è successo. Ritengo sia molto vero. È quasi straziante vedere come una violenza sessuale possa essere ribaltata a proprio piacimento, come spesso venga travisata e giudicata; una cosa che purtroppo avviene davvero. Alla fine la vittima viene sempre vista come quella che se l’è cercata perché: non doveva mettersi la minigonna, non doveva bere così tanto, non doveva andare in quel posto, ecc. Non è importante com’è successo, in qualche modo chi subisce è sempre in parte responsabile agli occhi altrui e non solo in caso di stupro. Il personaggio di Jessica infatti lascia un messaggio molto importante, forse il più importante di tutti in questa stagione.
Il personaggio di Bryce è molto interessante perché è “il cattivo”, ma allo stesso tempo non lo sembra e non lo è. È una persona cattiva, ma non crudele. Il che lo rende una delle personalità più belle e meglio costruite. Ottiene sempre quello che vuole perché ricco e intoccabile, non si lascia quasi minimamente spaventare sapendo benissimo che il mondo è nelle sue mani ed è vero. Lascia intendere che chi ha i soldi ha il potere di fare ciò che vuole ed è un altro messaggio importante, anche se duro e pensante, perché ingiusto ma vero. Il vero messaggio della stagione sta nel: non conta se si vince o meno, ma è essenziale combattere.

Nonostante questi grandi punti a favore, l’ho trovato un seguito un po’ fiacco, un po’ apatico e superficiale. Mentre nella prima stagione ogni puntata, anche se alcune più altre, era importante e lasciava qualcosa, in queste ciò che davvero conta arriva solamente alla fine e in modo scioccante più che costruito e istruttivo. Tutto il resto è solamente per allunare il brodo. Per alcuni personaggi si hanno dei colpi di scena, ma che non mi hanno particolarmente sconvolta se devo essere sincera. Anzi, alcuni risvolti che prende la trama non li ho davvero capiti.
Non ho apprezzato per nulla il continuo del personaggio di Alex, che non si sa bene come sia ancora vivo e parlante. La spiegazione che viene data è pressoché ridicola. Non ho capito il perché non farlo morire, soprattutto dopo il metodo che sceglie per togliersi la vita. Una scelta davvero molto discutibile e che toglie inevitabilmente veridicità a tutta la vicenda. Per non parlare del personaggio di Skye che ho trovato poco interessante, più che altro perché non lascia nulla allo spettatore se non un senso di confusione sulla sua utilità. 

Alla fine è una stagione tutto sommato gradevole, niente di memorabile. Il nulla paragonato alla prima, infatti mi sto ancora domandando perché continuare, ma soprattutto perché fare una terza stagione? Questo mi ha davvero delusa, insomma basta. Doveva essere un messaggio importante non qualcosa di mainstream. L’ultima puntata poi è abbastanza bruttina e impostata solamente al continuo della serie. La scena violenta, che viene annunciata con l’avviso ad inizio puntata, di cui tutti parlano lascia un pugno allo stomaco, mi ha fatto male ma non in senso “positivo”. Ho dovuto pensarci diversi giorni prima di giungere a questa conclusione perché ferisce tantissimo, ma non nel modo in cui speravo. Mentre la scena dello stupro di Hannah e il suo suicidio sono scioccanti, ma in qualche modo utili perché denunciano e sbattono in faccia la realtà, questa scena lascia solamente male, niente di più. Non ha un vero messaggio profondo se non che il mondo è cattivo, ma secondo me non c’era bisogno di una cosa del genere. Non c’era bisogno di scioccare così tanto lo spettatore, non denuncia nulla di pratico per la serie, serve solamente per introdurre la stagione successiva. Una scelta che trovo davvero poco appropriata, come un po’ tutta questa seconda stagione e la sua vera utilità.





13 REASONS WHY

1. Prima stagione — (Netflix, 2017)
2. Seconda stagione (Netflix, 2018)

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